L’istruzione è, prima di tutto, un diritto a cui tutti dovrebbero accedere perché la cultura rende migliori, liberi e garantisce un futuro.
Scolarizzazione: a che punto siamo?
Nonostante in Italia ci sia l’obbligo di studiare fino a 16 anni, i dati relativi all’abbandono scolastico sono ancora preoccupanti: perché? Tanto per incominciare la percentuale di minori che abbandonano la scuola è la più alta in Europa con una percentuale del 17,6%. Il livello più elevato di abbandono si registra nel meridione, in particolare nelle isole e questo rende evidente il divario tra sud e nord. L’abbandono della scuola senza aver conquistato un titolo di studio diventa automaticamente un disagio sociale poiché questi ragazzi non avranno un futuro nel campo lavorativo e finiranno nella devianza.
Molti ragazzi abbandonano la scuola perché sono convinti che anche il diploma non gli darà un futuro, altri perché non sono stimolati a crescere culturalmente e altri ancora per il bullismo psicologico o fisico a cui vengono sottoposti da compagni di scuola, ma non solo. Si parla spesso di atti di bullismo tra coetanei, ma esiste una forma di bullismo psicologico di cui spesso non si parla perché non visto come tale.
Quando genitori o insegnanti continuano a denigrare le capacità di un alunno, invece di incentivarlo, s’innesca un circolo vizioso che porta alla distruzione dell’autostima dello stesso che renderà sempre meno. Anche quando i genitori continuano a pretendere il massimo delle prestazioni dal figlio innescano una specie di violenza psicologica, situazione in cui l’alunno vivrà nel terrore di non essere all’altezza e il primo sbaglio lo porterà alla convinzione di essere un fallito, incapace di compiere qualsiasi studio e abbandonerà gli studi.
Che cosa si può fare contro l’abbandono scolastico?
In primis, l’obbligo scolastico a 16 anni non serve a niente. Arrivati a quell’età sanno che possono abbandonare la scuola senza problemi, ma cosa vanno a fare? Vanno ad ingrossare le file dei need; ossia quelle persone che non sono indicizzate nel settore scolastico, né in quello lavorativo.
L’obbligo scolastico dovrebbe essere fissato al conseguimento di un diploma e non al’età. Il controllo della frequenza scolastica, che al nord viene fatto a partire proprio dalle scuole, dovrebbe essere tale in tutte le regioni: sarebbe ora che tutti si mettessero in testa che l’Italia non può continuare ad andare a due velocità, a partire da chi deve svolgere il proprio lavoro. Ma il passaggio più importante tocca alle famiglie e allo Stato.
Le famiglie devono tornare ad essere tali e non delegare la scuola a fare il genitore. Il controllo e lo stimolo sono essenziali per la riuscita nello studio e questi devono partire dalla famiglia stessa. Principalmente, però, la scuola ha bisogno di essere rinnovata, alleggerita e rimodernata. Non è importante quanto insegni, ma come lo insegni!
Lo stimolo a seguire gli studi deve venire dalla scuola, dagli insegnanti che devono vedere il loro impegno come una missione e non semplicemente un posto dove fossilizzarsi. Trasferire le conoscenze non è una caratteristica che si acquisisce con una laurea. Il rapporto scuola – alunno – famiglia deve essere costante e aperto, pur mantenendo ognuno i propri ruoli.