Negli ultimi decenni, ed in particolare dopo l’inizio della guerra Ucraina-Russia, l’Europa sta cercando di ridurre la propria dipendenza dalle fonti di energia fossile e di ricorrere ad un uso più massiccio di fonti di energia rinnovabile fino a raggiungere l’obiettivo emissioni zero nette entro il 2050, che non vuol dire emissioni zero (leggi approfondimento) ma permettere ad alcuni settori di compensare le proprie emissioni di CO2.
Transizione ecologica: meglio dire le cose come stanno
Tuttavia questa transizione, come per qualsiasi altra tecnologia, comporta rischi e ovviamente preoccupazioni fra i vari operatori economici e anche fra i consumatori. Per spingere verso questa transizione, che la UE considera vitale per la propria sopravvivenza, la narrazione ufficiale tende a passare sopra alcuni aspetti controversi, probabilmente per paura che un dibattito possa fermare o rallentare questo cambiamento.
Però sarebbe meglio informare i cittadini per bene, senza ridurre il tutto ad una battaglia ideologica fra favorevoli e contrari, perché il rischio evidente è quello di dare credito ad alcune teorie, creando un clima di sfiducia da parte di molte persone verso le istituzioni. Per logica, il passaggio non può essere tutto e completamente positivo, evidentemente ci saranno delle criticità, parlarne e chiarire come si intende affrontarle sarebbe utile per vivere la transizione in modo informato e consapevole.
Troppo semplice ma altresì riduttivo dire il fossile fa male, il rinnovabile fa bene e poi non fiatare per esempio quando i cittadini pongono il problema dell’insufficienza della colonnine per ricaricare le auto elettriche o quando esperti di diversi settori evidenziano che passando dai combustibili alle batterie, l’Europa non diventerebbe indipendente ma semplicemente cambierebbero i Paesi da cui dipende la sua sopravvivenza.
La produzione di energia rinnovabile e i suoi impatti sull’ambiente
L’energia rinnovabile viene spesso presentata come una fonte di energia pulita e sostenibile, in quanto produce basse emissioni di gas serra e non contribuisce alla produzione di scarti tossici. Tuttavia, anche la produzione di energia rinnovabile, che secondo il monitoraggio del GSE, nel 2019 ha raggiunto il 18,2% in Italia, ha i suoi impatti sull’ambiente.
La costruzione di impianti solari può richiedere la rimozione di alberi e l’utilizzo di grandi quantità di terreno, che potrebbe essere utilizzato per altri scopi, come l’agricoltura. Tuttavia attraverso la scelta di siti di costruzione adeguati, per esempio su terreni abbandonati, si possono minimizzare gli impatti ambientali.
La produzione di pannelli solari richiede l’estrazione di materiali come il silicio e il rame, che possono causare impatti ambientali negativi, come la distruzione degli habitat naturali, l’inquinamento delle acque e l’erosione del suolo. Il processo di produzione di questi materiali inoltre, richiede l’utilizzo di grandi quantità di energia, probabilmente da fonti fossili come il carbone o il gas naturale, visti i Paesi da cui vengono estratti.
Ciò significa che l’effettiva riduzione delle emissioni di gas serra rispetto all’utilizzo delle energie rinnovabili non può essere calcolata soltanto in base alla fase di produzione e utilizzo, ma tramite l’analisi dell’intero ciclo di vita (Life Cycle Assessment, LCA) di ogni tecnologia utilizzata.
Le batterie per le auto elettriche richiedono l’estrazione di materiali come il litio, che può comportare impatti ambientali negativi come la contaminazione del suolo e dell’acqua, e che pone il problema dello smaltimento delle batterie che è troppo serio per non parlarne.
Il rischio di blackout elettrici causati dalle energie rinnovabili
Il rischio di blackout elettrici causati dalle energie rinnovabili è un argomento di grande attualità. L’energia solare ed eolica è soggetta a variazioni di produzione in base alle condizioni climatiche, il che può causare picchi e cali di produzione che possono causare problemi di stabilità della rete elettrica.
Quando la produzione di energia rinnovabile è troppo bassa, la rete elettrica può subire dei blackout a causa della mancanza di energia disponibile. Di questo rischio si comincia a parlare timidamente dopo l’annuncio (poi posticipato) dello stop alla vendita dal 2035 di auto a motore endotermico in tutta Europa. Ovvio che l’aumento delle auto elettriche in circolazione non richiederà soltanto che ci sia un numero adeguato di colonnine di ricarica, ma esigerà un aumento consistente della produzione di energia elettrica, per non incorrere appunto nel rischio di frequenti blackout.
Per mitigare questo rischio sono necessari investimenti nella gestione della rete elettrica, come ad esempio l’utilizzo di sistemi di stoccaggio dell’energia, in grado di gestire in modo molto efficiente le diverse richieste di energia. Come apprendiamo da Redelfi, la company che opera nella transizione digitale e green, una possibile soluzione per mitigare l’instabilità della rete elettrica causata dalle energie rinnovabili, sono i sistemi di stoccaggio dell’energia, noti anche come BESS (Battery Energy Storage System).
I BESS possono essere utilizzati per immagazzinare l’energia prodotta dalle fonti rinnovabili durante i picchi di produzione e rilasciarla durante i momenti di bassa produzione, aiutando a stabilizzare la rete elettrica. Questi sistemi di stoccaggio dell’energia possono anche fornire una fonte di alimentazione di emergenza in caso di interruzioni di rete.
Inoltre, i BESS possono essere combinati con una rete elettrica intelligente (un esempio viene dalla California), che consente di controllare in modo automatico la produzione e l’immagazzinamento dell’energia in base alle esigenze della rete elettrica. Ciò significa che l’energia prodotta dalle fonti rinnovabili può essere utilizzata in modo più efficiente, senza causare sovraccarichi o blackout.
Anche se i BESS rappresentano una soluzione promettente per l’instabilità della rete elettrica, ci sono ancora alcuni ostacoli da superare, come il costo e la disponibilità delle batterie di alta qualità. Tuttavia, il continuo sviluppo tecnologico e l’aumento della domanda di soluzioni di stoccaggio dell’energia potrebbero contribuire a ridurre il costo e migliorare l’efficienza dei BESS.
Rischi geopolitici e informatici per le rinnovabili
La maggior parte dei paesi che producono petrolio, gas e carbone sono concentrati in alcune zone del mondo, e questo ha portato ad una dipendenza energetica di alcuni paesi da altri. Con l’adozione di fonti di energia rinnovabili, il controllo sulle risorse energetiche si sposterebbe dai paesi produttori a quelli che hanno la tecnologia e la capacità di produrre energia pulita, creando così una nuova dinamica geopolitica, che se non gestita con attenzione potrebbe portare a situazioni di conflitto.
L’uso crescente delle tecnologie digitali e delle reti di comunicazione porta con sé rischi informatici. La connessione di apparecchiature di produzione energetica ad Internet, anche se aumenta l’efficienza della produzione e della distribuzione, rende anche questi sistemi vulnerabili ad attacchi informatici. Gli hacker potrebbero penetrare nei sistemi di controllo della produzione di energia rinnovabile, compromettendone l’affidabilità e la sicurezza.
Per mitigare questi rischi, è necessario investire in tecnologie avanzate di sicurezza informatica e adottare politiche energetiche nazionali ed internazionali che assicurino l’indipendenza energetica, la riduzione delle emissioni di gas serra e la sicurezza dei sistemi di produzione energetica.
La necessità di una transizione graduale dalle fonti di energia fossile a quelle rinnovabili
La transizione dalle fonti di energia fossile a quelle rinnovabili è necessaria per mitigare gli effetti negativi del cambiamento climatico e garantire un futuro sostenibile per il nostro pianeta. Tuttavia, è importante che questa transizione avvenga in modo graduale e pianificato, per evitare impatti negativi sull’economia e sulle comunità che dipendono dalle fonti di energia fossile.
Saranno necessari investimenti significativi in tecnologie e infrastrutture, nonché un cambiamento culturale e comportamentale da parte delle aziende e delle persone. Dire che si perderanno posti di lavoro nel fossile e se ne guadagneranno altri nelle rinnovabili creando un sostanziale equilibrio, non è corretto dal punto di vista dell’equità sociale. Se chiude un’azienda che lavora con il petrolio e ne apre una che lavora con le rinnovabili a 1000 km di distanza, la comunità che viveva dalla trasformazione del petrolio resterà senza lavoro.
Il cambiamento climatico è un problema globale che richiede una risposta globale, quindi la transizione verso le fonti di energia rinnovabile dovrà richiedere la collaborazione tra paesi e organizzazioni internazionali, che dovranno creare nuova occupazione per le comunità che dipendono dall’industria fossile, altrimenti si andrà ad alimentare ulteriormente il fenomeno delle migrazioni.
Conclusione
L’energia rinnovabile può svolgere un ruolo importante nel soddisfare le nostre esigenze energetiche, ma non dobbiamo sottovalutare i rischi associati a questa produzione. La transizione graduale dalle fonti di energia fossile a quelle rinnovabili richiede un’attenzione particolare a diversi aspetti, da quello ambientale, che deve tener conto dell’intero ciclo di produzione e non solo di quello finale, alle conseguenze occupazionali per quelle comunità che vedranno chiudere aziende che lavorano con i combustibili fossili.
L’utilizzo delle energie rinnovabili presenta dei rischi, ma con la giusta attenzione e gestione, questi rischi possono essere mitigati e l’energia rinnovabile può contribuire a un futuro più sostenibile e prospero per tutti.